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Cibi ultraprocessati aumentano il rischio di morte: quali evitare secondo una ricerca

Una ricerca dell'Università di Harvard rivela perché i salumi sono prodotti da consumare con estrema moderazione

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

I salumi, come sappiamo, sono prodotti alimentari a base di carne che vengono sottoposti a processi di conservazione, stagionatura e/o affumicatura. Questi prodotti possono includere varie tipologie di carne, come maiale, manzo, agnello o pollo, e vengono spesso aromatizzati con spezie e condimenti. I salumi sono una parte importante della tradizione culinaria in molte culture e vengono consumati in diverse forme in tutto il mondo. Alcuni esempi comuni di salumi includono prosciutto, salame, pancetta, mortadella e coppa.

Un nuovo studio condotto da un team di ricerca internazionale ha rivelato che i cibi ultraprocessati possono essere correlati a un rischio maggiore di morte prematura. Questa ricerca, condotta nel corso di 30 anni, ha individuato specifici alimenti che potrebbero essere particolarmente dannosi per la salute. Secondo i risultati dello studio, condotto da scienziati della Scuola di Salute Pubblica TH Chan dell’Università di Harvard e altri istituti di ricerca in tutto il mondo, alcuni cibi ultraprocessati sono associati a un rischio di mortalità superiore rispetto ad altri. In particolare, le carni lavorate come salumi, wurstel e hamburger, insieme alle bevande zuccherate e dolcificate artificialmente, sono emersi come i principali fattori di rischio.

Il professor Mingyang Song, che ha guidato la ricerca, ha sottolineato che non tutti i cibi ultraprocessati sono ugualmente dannosi. Ad esempio, alimenti come pane integrale, cereali per la colazione e dolci a base di latticini possono essere consumati con moderazione in una dieta equilibrata, poiché forniscono nutrienti benefici come fibre, vitamine e minerali. Lo studio ha coinvolto oltre 75.000 donne e 40.000 uomini senza una storia di malattie gravi all’inizio dello studio.

Durante il periodo di follow-up, sono stati registrati circa 30.000 decessi tra le donne e 18.000 tra gli uomini. I partecipanti sono stati sottoposti a questionari alimentari regolari per monitorare le loro abitudini alimentari nel corso degli anni. È emerso che coloro che consumavano più cibi ultraprocessati avevano un rischio significativamente più elevato di morte prematura rispetto a coloro che ne consumavano meno. Le carni lavorate e le bevande zuccherate sono risultate essere i principali fattori di rischio, con un aumento del 21 percento del rischio complessivo di morte prematura.

Gli autori dello studio hanno sottolineato che si tratta di un’osservazione statistica e che non possono essere determinati rapporti di causa-effetto tra il consumo di cibi ultraprocessati e la mortalità. Tuttavia, le associazioni significative trovate indicano la necessità di considerare attentamente le abitudini alimentari e di limitare il consumo di cibi ultraprocessati, specialmente quelli ad alto rischio come le carni lavorate e le bevande zuccherate.

Questa ricerca conferma le crescenti preoccupazioni riguardanti l’impatto sulla salute dei cibi ultraprocessati. Gli esperti consigliano di optare per una dieta equilibrata, ricca di cibi freschi e non processati, per ridurre il rischio di malattie croniche e morte prematura. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica The British Medical Journal (BMJ) e fornisce ulteriori prove del legame tra il consumo di cibi ultraprocessati e la salute a lungo termine.

In generale, gli esperti consigliano di consumare i salumi con moderazione e di optare per opzioni più salutari quando possibile, come carni magre o alternative vegetali. È importante leggere le etichette degli alimenti e scegliere prodotti con meno grassi saturi e sodio. Inoltre, la freschezza e la qualità dei salumi sono importanti per ridurre il rischio di contaminazione batterica.

 

 

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